Autore: Marco Zoppi
Zimbabwe.
E' notizia di qualche giorno fa che la polizia di Plumtree ha
arrestato Norman Mpofu, accusato di non meglio
specificate minacce rivolte ai sostenitori e capi
tradizionali legati al partito del Presidentissimo Robert Mugabe.
Le
minacce, indirizzate in occasione di un funerale, non sono tuttavia
partite da un personaggio qualunque: Mpofu, infatti, è un ex
membro del partito Movement for Democratic Change – Tsvangirai
(MDC-T), principale partito d'opposizione allo ZANU-PF di Mugabe, ed
è stato inoltre segretario provinciale in Matabeleland:
agli occhi di Mugabe, due colpe gravissime.
Per
questo, non pochi sono i dubbi riguardo alla legittimità
dell'arresto, ed anzi i sospetti che si tratti di un'intimidazione o
di una ritorsione sono molto forti. All'appello, infatti,
manca un ulteriore dettaglio: circa un mese fa, Mpofu aveva portato
Mugabe di fronte alla Commissione Elettorale affinché si
potessero tenere elezioni straordinarie in alcune circoscrizioni
i cui seggi erano rimasti vacanti: la Commissione aveva in seguito
dato ragione al coraggioso segretario e dunque invitato il governo
restio a procedere, ma infine fu Mugabe a spuntarla sostenendo che
non vi erano i fondi sufficienti per tenere le elezioni.
Questa
storia è una meta-storia che si inserisce all'interno della vicenda
che lega Robert Mugabe alla regione meridionale del Matabeleland.
Dove non a caso, sulla scia del referendum di gennaio 2011
in Sudan, il Matabeleland Liberation Front (MLF) aveva dato
vita in via provocatoria ad un governo autonomo. E dove, sempre non a
caso, l'intelligence dello ZANU-PF è molto attiva.
La
storia è lunga come quella dello Zimbabwe e oltre:
Il
Matabeleland (indipendente fino al 1894) è, da sempre, una regione
travagliata: situata nella parte occidentale e meridionale dello
stato, è abitata da quasi due milioni di abitanti (un sesto del
totale) di prevalente etnia Ndebele, considerata una minoranza dal
governo centrale. Mentre la rivolta anti-inglese del 1896, che qui ha
avuto luogo, è celebrata in tutto il paese, ed enfatizzata da
Mugabe, come prima Chimurenga [1] (guerra di
liberazione, una parola chiave nella storia dello Zimbabwe), la
regione ha perso tutta la sua simpatia presso il leader in seguito
all'indipendenza nazionale raggiunta nel 1980, in quanto teatro dello
scontro armato tra lo ZANU (partito di Mugabe) e lo ZAPU (secondo
partito [2] del Paese, guidato da Nkomo). La miccia degli
scontri è rappresentata da un comizio di Enos Nkala, uno dei leader
ZANU nello Matabeleland, in cui minacciò una repressione sullo
ZAPU, particolarmente forte nella regione. Ciò che seguì fu
violenza da ambo le parti, affidate ai bracci armati dei due partiti. Mugabe diede il via all'operazione Gukurahundi servendosi
della terribile V brigata, che si distinse per l'incendio di capanne
con i suoi residenti ancora all'interno e l'uccisione di innocenti
all'interno delle toilette pubbliche, mentre erano ancora seduti
sull'asse. I due partiti si sono affrontati fino al 1988, quando si
raggiunge un'amnistia che pesa 18000 morti e che vede la nascita
dello ZANU-PF, generato dalla fusione dei due partiti fratricidi (ed
attuale schieramento di Mugabe, per restare in tema). Da qui, il
"tradizionale" odio reciproco tra Mugabe e Matabeleland,
che nella pratica significa violenza pre-elettorale da un lato, e
nessun seggio per lo ZANU-PF dall'altro, in un ciclo che, con la
regolarità della stagione delle piogge, si presenta puntualmente
ogni volta che c'è da votare.
Reduce
da questi difficili trascorsi, la regione presentava già delle
formazioni dai nomi inequivocabili, come il Matabeleland Freedom
Party, il Patriotic Union of Matabeleland e il Zapu Federal
Party, a cui si è aggiunta la nascita dell'MLF, in una fase molto
delicata per il continente africano, tra le agitazioni del Nord
arabo, il "precedente" della separazione del Sudan, e il
referendum per una nuova costituzione le seguenti elezioni nello
stesso Zimbabwe, previste per il 2012, ma che sembrano slittare
sempre di più all'anno nuovo.
L'ultimo
partito nato, l'MLF, non sembra tuttavia in grado di apportare novità
importanti: l'ipotesi più plausibile è che resti schiacciato dai
suoi competitori (vedi lista sopra) da un lato, e da Mugabe stesso,
dall'altro.
In compenso, la tensione nella regione rimane alta in vista (anche se in Zimbabwe sono sempre in vista) delle elezioni.
In compenso, la tensione nella regione rimane alta in vista (anche se in Zimbabwe sono sempre in vista) delle elezioni.
Secca
infatti è stata anche la chiusura del (MDC-T), principale
partito d'opposizione allo ZANU-PF, che ha definito il MLF un partito
nato "dalla sera alla mattina con l'obiettivo di confondere gli
elettori", congratulandosi con la popolazione per "aver
snobbato la presentazione del partito da parte di individui che
cercando di abusare delle differenze etniche della popolazione,
manovre pericolose per una giovane democrazia come lo Zimbabwe".
Inoltre, i partiti si rinfacciano a vicenda di contenere al loro
interno membri più o meno riconducibili allo ZANU-PF.
[1] Generalmente
si fa riferimento a tre Chimurenga (guerre
di liberazione): la prima è quella a cui si accenna nel post, la
seconda si riferisce al periodo di guerriglia tra il 1966 e il 1979
terminato con l'indipendenza, e la terza (che Mugabe ha
particolarmente a cuore) è iniziata nel 2000 con la riconquista
della terra da parte della popolazione esclusa a causa del lento
andamento della riforma agraria.
[2]
Elezioni
del 1980
|
|||
Partito
|
Voti
validi
|
%
|
Seggi
|
Zanu (PF) Mugabe |
1,668,992
|
63
|
57
|
PF - ZAPU (Nkomo) |
638,879
|
24
|
20
|
UANC (Muzorewa) |
219,307
|
8
|
3
|
ZANU (Sithole) |
53,343
|
2
|
-
|
ZDP (Chikerema) |
28,181
|
1
|
-
|
NFZ (Mandaza) |
18,794
|
1
|
-
|
NDU (Chiota) |
15,056
|
1
|
-
|
UNFP (Ndiweni) |
5,796
|
0
|
-
|
UP AM |
1,181
|
0
|
-
|
Totale
|
2,649,529
|
100
|
80
|