Pubblicato su Meridiani Relazioni Internazionali il 31 gennaio 2013.
Autore: Marco Zoppi
Gli Stati Uniti si preparano a rafforzare il controllo in Africa
occidentale e a accelerare i tempi di reazione in caso di (altre) crisi
regionali. Durante l’incontro di
lunedì 28 gennaio tra l’ambasciatore americano in Niger e il presidente
Issoufou (incontro preceduto da alcuni mesi di negoziazioni) si è raggiunta
un’intesa sull’installazione di una base area per i droni a stelle e strisce in
Niger.
L’intesa, come ha spiegato George
Little, portavoce del Pentagono, è al momento poco più di un accordo quadro.
Restano ancora da decidere la consistenza del personale americano e il numero
di velivoli senza pilota da impiegare. Il piano per l’installazione
della base attende ora l’approvazione ufficiale da parte del Pentagono,
e poi il via definitivo della Casa bianca e del governo del Niger. Per gli
Stati Uniti si tratterebbe della seconda base permanente per i suoi droni in
Africa, dopo quella di Gibuti, operativa nell’area del Corno.
«Quello che sta succedendo nel Mali settentrionale ci preoccupa
molto perché potrebbe succedere anche a noi» aveva detto il
presidente nigerino il 10 gennaio. Stati Uniti e Niger sono dunque in sintonia
nel «contrastare le minacce comuni nella regione» ha aggiunto Issoufou.
Il nemico in questione è Aqmi, la ramificazione di al-Qaeda nel
Maghreb, ma non solo. La
regione settentrionale dell’Agadez (Niger), prevalentemente desertica, confina
con ilMali, l’Algeria e la Libia. Tre paesi uniti dal filo
rosso del flusso di rifugiati, della circolazione di armi e
della presenza di risorse naturali strategiche nella regione. Andando più a sud
c’è poi il confine con la Nigeria, ancora alle prese con Boko Haram.
Washington potrebbe quindi riconfigurare con una sola mossa la sua presenza e
capacità di controllo aereo su un’area di quattro milioni di chilometri
quadrati.
La questione della sicurezza e del terrorismo di matrice
islamica rimangono al centro dell’agenda estera americana in Africa. In Mali
gli Usa hanno offerto appoggio logistico alla Francia: Hillary Clinton ha detto che il Mali settentrionale non dovrà
diventare un “safe
heaven” per gli estremisti.
I droni di base in Niger
sarebbero fondamentali per la raccolta di informazioni sulle attività delle
milizie islamiste.
«Gibuti è molto lontana da Bamako, e c’è indubbiamente una crescente necessità
di raccogliere di informazioni» ha dichiarato alla CNN una fonte governativa
statunitense.
Monitorare, ma nulla di più, dato che al momento i termini degli
accordi prevedono il solo impiego di droni non armati. Certo è che
l’intelligence americana non sembra volersi far trovare impreparata in caso di escalation e spillover dei
conflitti in corso (Mali su tutti).
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