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mercoledì 5 settembre 2012

Madagascar: due presidenti per una poltrona




Pubblicato su Meridiani Relazioni Internazionali il 3 settembre 2012
 Autore: Marco Zoppi


I due leader che hanno spaccato a metà la storia politica recente del Madagascar si sono incontrati l’ultima volta lo scorso 8 luglio su Desroches, un’isoletta dell’arcipelago delle Seychelles.

Da un lato Andry Nirina Rajoelina, 38 anni, attuale presidente dell’Alta Autorità di Transizione, il massimo organismo di potere malgascio che ha assunto le sue funzioni in seguito al colpo di Stato del 21 marzo 2009 guidato dallo stesso Rajoelina. Dall’altro Marc Ravalomanana, ex presidente in fuga in Sudafrica, il cui ritorno pacifico in Madagascar è oggetto degli incontri internazionali.

La rivalità tra i due è sempre stata forte e ha intralciato fatalmente tanto gli interessi politici che quelli economici dei due presidenti, che vantano anche una fruttuosa carriera da imprenditori.

Rajoelina entra in politica sfruttando la porta aperta dal successo e della notorietà (nel suo curriculum si legge: ex DJ, organizzatore di eventi e concerti, proprietario di una radio e TV) proprio negli anni della presidenza di Marc Ravalomanana. Finché nel dicembre del 2007 si candida con successo come sindaco della capitale Antananarivo.

Da allora lo scontro è stato continuo. Tra le storie più famose che hanno valicato i confini nazionali c’è quella della Daewoo. Il gruppo sudcoreano aveva raggiunto l’accordo con il presidente deposto per l’acquisto di 1,3 milioni di ettari di terreno finalizzato alla produzione di granturco e olio di palma, salvo poi vedersi stracciare l’accordo dopo l’insediamento di Rajoelina, fortemente contrario alla “svendita” del territorio nazionale.

In mezzo a questa storia ci sono anche i morti dei primi mesi del 2009, quando durante le proteste in piazza contro le politiche definite autoritarie di Ravalomanana l’esercito spara sui manifestanti. Il bilancio è di 130 morti e segna la fine politica del presidente, che incalzato dall’esercito ammutinato e abbandonato dai suoi lascia il Paese il 17 marzo per trovare asilo in Swaziland e poi in Sudafrica.

E’ da queste premesse partono i reconciliation meeting, che hanno visto alternarsi nel tempo mediatori delle Nazioni Unite, Didier Ratsiraka e Albert Zafy (ex presidenti del Madagascar), rappresentanti dell’Unione Africana, dell’Organizzazione Internazionale per la Francofonia e della SADC (Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale).

L’impegno profuso sembra dare risultati e prospettive di stabilità: secondo Tomaz Salomão, Segretario Generale della SADC, gli unici punti non risolti nel penultimo incontro alle Seychelles del 25 luglio erano il ritorno di Ravalomanana e le elezioni presidenziali e parlamentari, sulle quali restava da decidere se dovevano tenersi simultaneamente o no. Che direzione abbia preso il successivo e ultimo incontro di Desroches dell’8 agosto non è chiaro, ma sembrerebbe che anche il problema delle elezioni sia stato in qualche modo risolto, prevedendo due turni a maggio e luglio 2013. Un ulteriore tavolo di trattative è stato offerto dall’incontro dei capi di Stato e di governo dei membri della SADC, terminato a Maputo il 18 agosto, al quale sono stati entrambi invitati a partecipare.

L’ultima questione, e non di poco peso, è dunque il rientro a Antananarivo del presidente eletto democraticamente Ravalomanana, sul quale grava la condanna a vita ai lavori forzati emessa da una corte messa in piedi subito dopo il colpo di Stato del 2009 e mai riconosciuta dall’opposizione. Rajoelina ha scoperto le sue carte subito dopo il vertice dell’8 agosto, dichiarando che il ritorno al potere del suo rivale è una prospettiva da tenere lontana “a tutti i costi”: “Quando Ravalomanana è salito al potere nel 2002, c’erano morti ovunque sull’isola. Quando se ne è andato [è stato rovesciato n.d.r.] c’erano morti. Ora siamo nel 2012, e vuole tornare al potere. Costi quel che costi, non deve”.

Dichiarazioni che non lasciano spazio per una soluzione pacifica e che non assicurano l’incolumità tanto del presidente quando dei suoi sostenitori in caso di un ritorno.

Nel frattempo si avvicina la data dell’8 maggio 2013, individuata dai due in seguito alle pressioni della SADC per l’election day presidenziale secondo la roadmap firmata nel settembre 2011. Due presidenti per una nazione e pochi mesi per risolvere l’ultima questione pendente prima delle elezioni che potrebbero mettere fine a quelli che tra poco saranno 4 anni di instabilità politica. Inevitabile supporre che la riappacificazione dovrà necessariamente passare dal ritiro di uno dei presidenti dalla prossima corsa elettorale.

Rajoelina si è detto pronto a lasciare, se il suo gesto può contribuire a “salvare la nazione”, ma alla condizione che Ravalomanana non rimetta piede in Madagascar. E allora una figura chiave potrebbe emergere da uno degli altri otto partiti malgasci coinvolti nella roadmap.


Ma se due candidati per una poltrona vanno già stretti, ci sarà posto per un terzo?

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