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domenica 4 novembre 2012

Nulla di nuovo sul fronte del Matabeleland



Autore: Marco Zoppi
Zimbabwe. E' notizia di qualche giorno fa che la polizia di Plumtree ha arrestato Norman Mpofu, accusato di non meglio specificate minacce rivolte ai sostenitori e capi tradizionali legati al partito del Presidentissimo Robert Mugabe.
Le minacce, indirizzate in occasione di un funerale, non sono tuttavia partite da un personaggio qualunque: Mpofu, infatti, è un ex membro del partito Movement for Democratic Change – Tsvangirai (MDC-T), principale partito d'opposizione allo ZANU-PF di Mugabe, ed è stato inoltre segretario provinciale in Matabeleland: agli occhi di Mugabe, due colpe gravissime.
Per questo, non pochi sono i dubbi riguardo alla legittimità dell'arresto, ed anzi i sospetti che si tratti di un'intimidazione o di una ritorsione sono molto forti. All'appello, infatti, manca un ulteriore dettaglio: circa un mese fa, Mpofu aveva portato Mugabe di fronte alla Commissione Elettorale affinché si potessero tenere elezioni straordinarie in alcune circoscrizioni i cui seggi erano rimasti vacanti: la Commissione aveva in seguito dato ragione al coraggioso segretario e dunque invitato il governo restio a procedere, ma infine fu Mugabe a spuntarla sostenendo che non vi erano i fondi sufficienti per tenere le elezioni. 
Questa storia è una meta-storia che si inserisce all'interno della vicenda che lega Robert Mugabe alla regione meridionale del Matabeleland. Dove non a caso, sulla scia del referendum di gennaio 2011 in Sudan, il Matabeleland Liberation Front (MLF) aveva dato vita in via provocatoria ad un governo autonomo. E dove, sempre non a caso, l'intelligence dello ZANU-PF è molto attiva.
La storia è lunga come quella dello Zimbabwe e oltre:
Il Matabeleland (indipendente fino al 1894) è, da sempre, una regione travagliata: situata nella parte occidentale e meridionale dello stato, è abitata da quasi due milioni di abitanti (un sesto del totale) di prevalente etnia Ndebele, considerata una minoranza dal governo centrale. Mentre la rivolta anti-inglese del 1896, che qui ha avuto luogo, è celebrata in tutto il paese, ed enfatizzata da Mugabe, come prima Chimurenga [1] (guerra di liberazione, una parola chiave nella storia dello Zimbabwe), la regione ha perso tutta la sua simpatia presso il leader in seguito all'indipendenza nazionale raggiunta nel 1980, in quanto teatro dello scontro armato tra lo ZANU (partito di Mugabe) e lo ZAPU (secondo partito [2] del Paese, guidato da Nkomo). La miccia degli scontri è rappresentata da un comizio di Enos Nkala, uno dei leader ZANU  nello Matabeleland, in cui minacciò una repressione sullo ZAPU, particolarmente forte nella regione. Ciò che seguì fu violenza da ambo le parti, affidate ai bracci armati dei due partiti. Mugabe diede il via all'operazione Gukurahundi servendosi della terribile V brigata, che si distinse per l'incendio di capanne con i suoi residenti ancora all'interno e l'uccisione di innocenti all'interno delle toilette pubbliche, mentre erano ancora seduti sull'asse. I due partiti si sono affrontati fino al 1988, quando si raggiunge un'amnistia che pesa 18000 morti e che vede la nascita dello ZANU-PF, generato dalla fusione dei due partiti fratricidi (ed attuale schieramento di Mugabe, per restare in tema). Da qui, il "tradizionale" odio reciproco tra Mugabe e Matabeleland, che nella pratica significa violenza pre-elettorale da un lato, e nessun seggio per lo ZANU-PF dall'altro, in un ciclo che, con la regolarità della stagione delle piogge, si presenta puntualmente ogni volta che c'è da votare.
Reduce da questi difficili trascorsi, la regione presentava già delle formazioni dai nomi inequivocabili, come il Matabeleland Freedom Party, il Patriotic Union of Matabeleland e il Zapu Federal Party, a cui si è aggiunta la nascita dell'MLF, in una fase molto delicata per il continente africano, tra le agitazioni del Nord arabo, il "precedente" della separazione del Sudan, e il referendum per una nuova costituzione le seguenti elezioni nello stesso Zimbabwe, previste per il 2012, ma che sembrano slittare sempre di più all'anno nuovo.
L'ultimo partito nato, l'MLF, non sembra tuttavia in grado di apportare novità importanti: l'ipotesi più plausibile è che resti schiacciato dai suoi competitori (vedi lista sopra) da un lato, e da Mugabe stesso, dall'altro.

In compenso, la tensione nella regione rimane alta in vista (anche se in Zimbabwe sono sempre in vista) delle elezioni.
Secca infatti è stata anche la chiusura del (MDC-T), principale partito d'opposizione allo ZANU-PF, che ha definito il MLF un partito nato "dalla sera alla mattina con l'obiettivo di confondere gli elettori", congratulandosi con la popolazione per "aver snobbato la presentazione del partito da parte di individui che cercando di abusare delle differenze etniche della popolazione, manovre pericolose per una giovane democrazia come lo Zimbabwe". Inoltre, i partiti si rinfacciano a vicenda di contenere al loro interno membri più o meno riconducibili allo ZANU-PF.

[1]  Generalmente si fa riferimento a tre Chimurenga (guerre di liberazione): la prima è quella a cui si accenna nel post, la seconda si riferisce al periodo di guerriglia tra il 1966 e il 1979 terminato con l'indipendenza, e la terza (che Mugabe ha particolarmente a cuore) è iniziata nel 2000 con la riconquista della terra da parte della popolazione esclusa a causa del lento andamento della riforma agraria.


[2] 
Elezioni del 1980
Partito
Voti validi
%
Seggi
Zanu (PF) Mugabe
1,668,992
63
57
PF - ZAPU (Nkomo)
638,879
24
20
UANC (Muzorewa)
219,307
8
3
ZANU (Sithole)
53,343
2
-
ZDP (Chikerema)
28,181
1
-
NFZ (Mandaza)
18,794
1
-
NDU (Chiota)
15,056
1
-
UNFP (Ndiweni)
5,796
0
-
UP AM
1,181
0
-
Totale
2,649,529
100
80



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