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sabato 2 febbraio 2013

Raggiunto l'accordo per l'istallazione di droni USA in Niger



Pubblicato su Meridiani Relazioni Internazionali il 31 gennaio 2013.
Autore: Marco Zoppi


Gli Stati Uniti si preparano a rafforzare il controllo in Africa occidentale e a accelerare i tempi di reazione in caso di (altre) crisi regionali. Durante l’incontro di lunedì 28 gennaio tra l’ambasciatore americano in Niger e il presidente Issoufou (incontro preceduto da alcuni mesi di negoziazioni) si è raggiunta un’intesa sull’installazione di una base area per i droni a stelle e strisce in Niger.

L’intesa, come ha spiegato George Little, portavoce del Pentagono, è al momento poco più di un accordo quadro. Restano ancora da decidere la consistenza del personale americano e il numero di velivoli senza pilota da impiegare. Il piano per l’installazione della base attende ora l’approvazione ufficiale da parte del Pentagono, e poi il via definitivo della Casa bianca e del governo del Niger. Per gli Stati Uniti si tratterebbe della seconda base permanente per i suoi droni in Africa, dopo quella di Gibuti, operativa nell’area del Corno.

«Quello che sta succedendo nel Mali settentrionale ci preoccupa molto perché potrebbe succedere anche a noi» aveva detto il presidente nigerino il 10 gennaio. Stati Uniti e Niger sono dunque in sintonia nel «contrastare le minacce comuni nella regione» ha aggiunto Issoufou.

Il nemico in questione è Aqmi, la ramificazione di al-Qaeda nel Maghreb, ma non solo. La regione settentrionale dell’Agadez (Niger), prevalentemente desertica, confina con ilMali, l’Algeria e la Libia. Tre paesi uniti dal filo rosso del flusso di rifugiati, della circolazione di armi e della presenza di risorse naturali strategiche nella regione. Andando più a sud c’è poi il confine con la Nigeria, ancora alle prese con Boko Haram. Washington potrebbe quindi riconfigurare con una sola mossa la sua presenza e capacità di controllo aereo su un’area di quattro milioni di chilometri quadrati.

La questione della sicurezza e del terrorismo di matrice islamica rimangono al centro dell’agenda estera americana in Africa. In Mali gli Usa hanno offerto appoggio logistico alla Francia: Hillary Clinton ha detto che il Mali settentrionale non dovrà diventare un “safe heaven” per gli estremisti.

I droni di base in Niger sarebbero fondamentali per la raccolta di informazioni sulle attività delle milizie islamiste. «Gibuti è molto lontana da Bamako, e c’è indubbiamente una crescente necessità di raccogliere di informazioni» ha dichiarato alla CNN una fonte governativa statunitense.

Monitorare, ma nulla di più, dato che al momento i termini degli accordi prevedono il solo impiego di droni non armati. Certo è che l’intelligence americana non sembra volersi far trovare impreparata in caso di escalation e spillover dei conflitti in corso (Mali su tutti).



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